Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa contenente i nuovi approfondimenti per la serie “Back To The !!! NEWS !!!” avviata sul nostro podcast >>> https://podcasts.google.com/ .
Chi torna in redazione?
Il primo è Claudio Teseo, presidente dell’Associazione ASSET. L’Associazione ASSET si trova in Via P. Serafini a Chieti e il suo acronimo sta per “Associazione Sviluppo Sociale Economico Territoriale”. ASSET di Claudio Teseo si occupa, tra i tanti servizi offerti, anche di pianificazione del Marketing Internazionale. Esso consiste nella pianificazione, produzione, commercializzazione, distribuzione e promozione dei beni e dei servizi offerti a livello mondiale; è costituito dall’insieme delle attività di marketing che l’impresa mette in pratica per accrescere o ottimizzare la propria presenza nei mercati esteri. Una politica di marketing internazionale può essere declinata secondo forme diverse: l’esportazione, la cessione di licenze e la produzione all’estero.
Si tratta di strategie che possono aiutare la crescita dell’impresa, perseguendo un notevole profitto ma, allo stesso tempo, richiamano quest’ultima ad un impegno e ad un importante rischio. L’esportazione rappresenta una delle più semplici attività del marketing internazionale, ma necessita della presenza di un intermediario commerciale diretto o indiretto. Tuttavia, decidere se predisporre o meno questa presenza nell’organico dipenderà da alcuni fattori importanti: la reale disponibilità di queste figure; le spese che sono necessarie per sostenere la loro attività professionale; le funzioni da ricoprire; quale livello di l’impresa esportatrice può effettuare sull’attività degli intermediari. L’esportazione indiretta è attività maggiormente rintracciabile nelle imprese fanno il loro esordio nel comparto, perché è meno rischiosa e dispendiosa.
Esistono diverse figure di intermediazione commerciale:
- la casa commerciale di esportazione, conosciuta anche come trading company. La sua attività consiste nell’acquistare dal produttore usando il proprio nome, per poi rivendere a compratori esteri;
- l’agente di esportazione, che supporta l’impresa posizionando i prodotti all’interno dei mercati su cui l’azienda è competente. Spesso, l’agente può contare su una rete di vendita personale, da cui attingere informazioni sull’andamento del mercato. In questa categoria rientrano anche i broker, che permette al compratore e al venditore di interagire tra loro;
- il distributore, che vende un prodotto in un regime di esclusiva in un preciso mercato estero e a suo nome. I prezzi di vendita sono indicati dalla casa esportatrice, mentre gode di uno sconto, quale compenso retributivo per la sua attività;
- il buyer lavora nel comparto dei prodotti di consumo dedicati alla grande distribuzione, ma opera in nome del compratore, dunque della casa di grande distribuzione estera. Inoltre, il buyer deve verificare che, in seguito alla redazione del contratto, tutte le sue clausole siano dettagliatamente rispettate. L’esportazione diretta, invece, riguarda soprattutto i prodotti industriali e beni di consumo durevole, seppur sia un’attività dispendiosa e richiesta la presenza di figure di elevata competenza professionale.
Marketing internazionale e cessione di licenze all’estero
La cessione di licenze è la seconda strategia afferente al marketing internazionale e fa riferimento “al trasferimento dal produttore ad un compratore di un paese estero di un know-how o di un elemento fondamentale per la produzione e/o la commercializzazione di un prodotto o servizio”.
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L’impresa che concede la licenza prende il nome di licenziante o licensor, con l’accordo di licenza che consente di “estendere l’uso della proprietà intellettuale, penetrando un nuovo mercato senza dover effettuare investimenti diretti in impianti produttivi e reti di distribuzione”. Il licenziatario, denominato licenser, può fare ingresso in un nuovo mercato. La produzione all’estero, infine, è di certo la strategia più rischiosa e trascende il settore del marketing ed è molto impegnativa. Una delle forme in cui si può declinare è sicuramente la joint venture, che si esplica attraverso la creazione condivisa di una nuova impresa, da parte dell’azienda che vuole fare il suo ingresso in un nuovo mercato e di una che già vi è presente. L’obiettivo è il conseguimento di un vantaggio competitivo “mediante l’uso sinergico delle risorse finanziarie, fisiche o manageriali portate dalle singole imprese”.
ALCUNI NOSTRI COLLEGAMENTI RAPIDI – BACK TO THE NEWS!
MASSIMO PALOMBELLA ULTIME NOTIZIE
SILVIO BERLUSCONI ULTIME NOTIZIE
COME CANCELLARE NOTIZIE PERSONALI DA GOOGLE
Guido Delle Piane sul Gruppo “Back To The !!! NEWS” Scrive: che differenza c’è tra un commercialista e un consulente del lavoro?
Un commercialista ed un consulente del lavoro operano in due ambiti differenti. Infatti, per lavorare da commercialista e da consulente del lavoro sono richiesti percorsi di studio e requisiti diversi, ma spesso i ruoli tendono a sovrapporsi. In particolare, un consulente del lavoro si occupa della gestione del settore amministrativo e contabile, in relazione al modo del lavoro e al coordinamento delle risorse umane, oltre che delle seguenti attività: Sistemazione delle buste paga e Uniemens, una denuncia obbligatoria, che viene mandata ogni mese all’INPS dai datori di lavoro del settore privato e hanno un ruolo di sostituti d’imposta; calcolo e controllo di stipendi e contributi previdenziali ed assistenziali; coordinamento degli obblighi previdenziali e assicurativi; “inquadramento dei dipendenti di un’azienda rispetto al CCNL di riferimento”; attività di consulenza e supporto in caso di questioni legali.
In particolare, un consulente del lavoro trova ogni riferimento legislativo per la sua attività all’interno della Legge 12/1979, oltre che nelle successive modifiche ed integrazioni, di cui il testo è stato oggetto nel corso del tempo. Il lavoro del commercialista e dell’esperto in contabilità, invece, si rintraccia all’interno dell’articolo 1 del Decreto Legislativo 139/2005, denominato anche “Costituzione dell’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili”. Un Dottore Commercialista gestisce la contabilità, offre consulenza fiscale per le aziende, è esperto in disciplina tributaria e programmazione dei bilanci.
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TORNIAMO A NOI >>>> BACK TO THE !!! NEWS !!!
Questa ce la racconta Davide Lombardi, studente e blogger di Torino
La differenza sostanziale tra le due figure professionali, pertanto, sta nell’ambito di attività di attività in cui le stesse operano: infatti, se da un lato il consulente del lavoro si concentra maggiormente sulla gestione del lavoro e delle risorse umane, dall’altro il commercialista si occupa dell’organizzazione degli aspetti fiscali, contabili, societari e gestionali di un’azienda. Oltre all’attività svolta, sono diversi anche i requisiti richiesti per intraprendere l’attività da commercialista o consulente del lavoro. Infatti, se la strada da seguire è simile, richiedendo il conseguimento di una laurea, il tirocinio di 18 mesi e l’esame di Stato, il percorso di studi che porta a questo traguardo è differente. Infatti, un commercialista deve perseguire una laurea Magistrale/Specialistica in Economia o Scienze Economico-Aziendali, mentre un consulente del lavoro deve specializzarsi sia nelle materie economiche, sia in quelle giuridiche; pertanto, sarà da prediligere la frequenza di facoltà come giurisprudenza, scienze politiche e scienze dell’amministrazione. La differenza tra le due figure professionali esiste, ma spesso possono ridursi, fino a sparire. Infatti, leggendo l’articolo 1 della legge 12/1979, è possibile notare come esista una parziale sovrapposizione nei compiti. Infatti, proprio questa disposizione legislativa afferma che “gli adempimenti in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale dei lavoratori dipendenti se non curati dal datore di lavoro, possono essere svolti da un Consulente del lavoro o da <<coloro che siano iscritti negli albi degli avvocati e procuratori legali, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e periti commerciali, i quali in tal caso sono tenuti a darne comunicazione agli ispettorati del lavoro delle province nel cui ambito territoriale intendono svolgere gli adempimenti>>”. Pertanto, la legge 12/1979, all’articolo 1, dispone che il commercialista o l’esperto contabile possano ricoprire la mansione di consulente del lavoro; questo indica, così, le attività professionali svolte dalle due figure possono sovrapporsi e coincidere. Tuttavia, in questi casi, diventa necessario conseguire l’abilitazione come intermediario nei servizi telematici Inps e Inail e l’autorizzazione della Direzione Territoriale del Lavoro, che ha la competenza nella provincia di riferimento. Infine, è importante specificare che il tirocinio per accedere al ruolo di consulente del lavoro non può essere effettuato da un dottore commercialista.
Ma quale dieta! Gianluigi Rosafio: mi piacciono le proprietà nutritive e disintossicanti del latte
Il latte vaccino è un alimento completo. È un’ottima fonte di proteine, vitamine e calcio. Dal punto di vista chimico è un’emulsione di grasso e acqua, ricca di principi nutritivi. Il latte, una volta munto (latte crudo), può essere accidentalmente contaminato da batteri patogeni presenti nell’intestino dei bovini da latte (senza causare loro malattia) e trasmettere l’infezione all’uomo. Per evitare questo rischio, infatti, dopo essere stato refrigerato, viene sottoposto a trattamenti termici di pastorizzazione e sterilizzazione. Con la pastorizzazione il latte crudo viene esposto a una temperatura molto elevata per un breve periodo di tempo, mentre con la sterilizzazione vengono eliminati microrganismi e spore. In base al contenuto lipidico, il latte viene classificato come intero (3,5%), parzialmente scremato (1,5-1,8%) o scremato (meno dello 0,3%).
Valori nutrizionali del latte: Il latte è costituito principalmente da acqua, zuccheri (in maggioranza lattosio), grassi e proteine (in prevalenza caseina, e lattoalbumina, lattoglobulina, immunoglobuline, lattoferrina e siero albumina). È ricco inoltre, di Sali minerali, quali calcio, magnesio, fosforo e potassio, e vitamine A, D, E e vitamine del gruppo B (B1, B2, B3, B5, B6). Il contenuto calorico varia in base alla tipologia di latte. 100 ml di latte intero contiene 64 kcal. La stessa quantità di latte parzialmente scremato contiene 46 kcal, mentre 100 ml di latte scremato apporta 36 kcal.
Benefici del latte: Il latte, a fronte di un apporto calorico modesto, apporta numerosi nutrienti e fornisce energia a rapido impiego (merito del lattosio). Durante lo sviluppo, infatti, contribuisce alla crescita di ossa e denti e in età avanzata aiuta a prevenire l’osteoporosi per l’elevata presenza di calcio e vitamina D. Il latte vanta anche proprietà disintossicanti, poiché aiuta a eliminare le tossine.
TI CI SONO VOLUTI 10 MINUTI PER ARRIVARE FIN QUI! Significa che potrebbe anche interessarti questo contributo offerta dall’azienda Valori S.c.a.r.l. Consorzio Stabile di Roma
Nata nel 2004 e presente anche sul web all’indirizzo http://www.valoriscarl.it/, Consorzio Valori ha la sua sede a Roma in Via degli Scipioni. Tutta l’attività dell’azienda è, però, ben esplicitata sul sito dell’impresa. Completo in ogni suo particolare, Consorzio Valori dà il benvenuto ai suoi clienti grazie ad un homepage interattiva e accattivante, corredata da un video, dove poter prendere visione dei lavori effettuati dall’azienda nel corso di questi anni. Con la sezione “Chi siamo”, il cliente potrà informarsi sulla storia, la Mission, il complesso delle società consorziate e che formano l’azienda Consorzio Valori, le Certificazioni di cui è dotata l’impresa, oltre che prendere visione del suo Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo. L’esperienza accumulata in questi 16 anni ha permesso all’azienda di creare un portafoglio lavori ben assortito, riassumendo al meglio le molteplici opere che Consorzio Stabile ha effettuato nelle diverse regioni d’Italia. Inoltre, all’interno del sito dell’azienda, più specificatamente nella sezione “Lavori”, il visitatore potrà rimanere costantemente aggiornato sui “Lavori in Corso” di cui il Consorzio si occupa al momento, visualizzando nella “Galleria” le foto di ogni attività. Passando, invece, alla categoria “Associarsi”, l’Azienda Valori illustra alle diverse imprese che intendono aderire al consorzio tutti i vantaggi di cui godrebbero. Infatti, l’arena competitiva del comparto dei lavori pubblici indica come la maggior parte delle realtà nazionali siano piccole – medie imprese, prive dei giusti requisiti per poter rispondere alle esigenze del mercato, seppur desiderose di crescere e cogliere nuove opportunità. Proprio per questo motivo, l’istituto del Consorzio Stabile ha desiderato realizzare un nuovo modello d’impresa, in grado di limitare o comunque diminuire il dislivello strutturale, tecnico e amministrativo delle piccole e medie imprese nei confronti delle imprese di maggiori dimensioni. Infatti, la strutturazione in consorzio permette di diffondere e far conoscere la cultura dell’operare in sinergia, tale da diventare una una priorità strategica la cui attuazione vedrà nell’utilizzo del Consorzio Stabile uno strumento adeguato ed efficace. Infatti, appartenere ad un Consorzio permette alle società membre di poter contare su vantaggi importanti. I più importanti sono i seguenti:
1. Il Consorzio può assegnare l’esecuzione dei lavori presi in appalto ad una delle imprese consorziate, indicandone il nominativo in sede di offerta, senza che si consideri un subappalto, secondo quanto previsto dall’articolo 36, commi 2 e 5, del Decreto Legislativo numero 163 del 2006 e dall’articolo 94, comma 1, del D.P.R. numero 207 del 2010;
2. Il Consorzio ha facoltà di partecipare alle gare d’appalto ed assegnare l’esecuzione dei lavori appaltati alle proprie consorziate, senza dover prestare attenzione alla qualificazione posseduta dalle stesse. Così, ogni impresa consorziata potrà usufruire delle qualificazioni possedute dal Consorzio, eseguendo quei lavori che afferiscono a categorie diverse da quelle possedute o che sono assegnati ad importi maggiori rispetto alle classifiche indicate sulla propria Attestazione SOA. L’impresa consorziata utilizza la SOA e le attestazioni del Consorzio;
3. L’impresa consorziata mantiene indipendenza, autonomia e identità proprie rispetto al Consorzio. Ogni impresa consorziata può decidere di partecipare alle gare d’appalto autonomamente o per mezzo del Consorzio; ogni impresa consorziata può incrementare il proprio raggio d’azione e business, avendo la possibilità di poter prestare il suo servizio a favore di mercati più vasti e grandi, eseguendo lavori di importo più elevato rispetto alla sua qualificazione;
4. Il lavoro eseguito potrebbe essere all’impresa per conseguire una qualificazione maggiore. Inoltre, nella categoria “Associarsi”, ogni visitatore potrà fruire dello Statuto, del Regolamento, oltre che della Modulistica adeguata per diventare impresa consorziata dell’Azienda Valori Scarl. Infine, il sito permette agli utenti di effettuare il download della brochure e di comunicare con l’azienda attraverso la voce “Contatti”.
bruno mafrici
Nuovo Codice degli Appalti Pubblici, i poteri dell’Anac
Con l’introduzione del Nuovo Codice degli Appalti Pubblici, l’ANAC ha avuto anche il potere di attuare strumenti regolatori più flessibili e leggeri. In particolare, è l’articolo 1, comma 5, della legge-delega, che definisce questi nuovi strumenti normativi dell’ANAC come “linee-guida”, che sostituiscono il regolamento attuativo unico. Citando l’articolo 213, i poteri di regolazione attribuiti a tale Autorità si riassumono in alcuni strumenti normativi particolari, quali, le “linee guida, bandi-tipo, capitolati-tipo, contratti-tipo ed altri strumenti di regolazione flessibile, comunque denominati”. Andando nel particolare, il Consiglio di Stato ha distinto tra tre diverse tipologie di attribuzioni normative: 1. gli atti, che si concluderanno con una semplice proposta dell’ANAC, recepita con Decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ascoltato il parere delle competenti Commissioni parlamentari. Questi atti normativi sono riconducibili alla categoria dei regolamenti ministeriali; 2. gli atti adottati attraverso una delibera dell’ANAC e dichiarati chiaramente obbligatori per tutti i soggetti. Questi atti sono classificabili come “linee-guida”; 3. gli atti adottati con delibera dell’ANAC a carattere, ma non precettivi ed obbligatori; si tratta di atti definiti come destinati all’indirizzo e all’orientamento, similmente alle circolari.
Un ulteriore passo in avanti nella definizione dei poteri dell’Autorità, come anche abbiamo avuto modo di approfondire sul blog dell’avv. Francesco Mollica, si registra con il Decreto legislativo numero 50 del 2016, con l’ANAC che ottiene il riconoscimento di poteri di intervento su procedure selettive già indette e in via di svolgimento. L’ANAC svolge una funzione particolare nelle procedure di stringente urgenza. Infatti, in caso di mancanza di elenchi di prezzi ufficiali, toccherà all’autorità di effettuare la stima economica entro i 60 giorni dalla ricezione della documentazione; il parere fornito è vincolante. Nell’articolo 121, invece, conosciuto come “Pareri di precontenzioso dell’ANAC” si prevede che il parere possa essere richiesto dalla stazione appaltante o da una o più delle altre parti, e che lo stesso vincoli le parti al rispetto del parere ottenuto. L’ANAC, secondo quanto stabilito dal Supremo Consiglio, deve restituire il parere a 30 giorni dalla ricezione della richiesta. L’articolo 211, al comma 2, invece, è stato eliminato con il tempo. Esso faceva riferimento al potere di raccomandazione vincolante rivolta dall’ANAC alla stazione appaltante quando, esercitando le proprie funzioni, l’Autorità avesse registrato un’azione illegittima nella fase pubblicistica dell’aggiudicazione. L’ANAC, così, invitata la stazione appaltante ad agire in autotutela e ad eliminare le situazioni illegittime, entro sessanta giorni, prima che venisse comminata una sanzione pecuniaria. Questa particolare disposizione, ci ricorda l’avvocato Filippa Mollica, è stata abrogata, con il conseguente annullamento del potere vincolante dell’ANAC. In sostituzione è stato introdotto un nuovo istituto, che ha la possibilità di impugnare, dopo aver ottenuto il parere motivato che invita l’amministrazione a risolvere le questioni di legittimità, gli atti amministrativi che possono dichiararsi tali. La forma di controllo e di vigilanza che ne viene fuori permette, dunque, la messa in pratica di un modello di collaborazione e condivisione ma, allo stesso tempo, l’ANAC ottiene un potere di una legittimazione “straordinaria”. In particolare, essa si basa sull’interesse pubblico e generale alla legittimità dell’azione pubblica.
Governo Draghi: incentivi si trasformeranno in investimenti
In merito al nuovo Decreto Ristori 5, Draghi dichiara: “Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori. Ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi”. Dal momento in cui Draghi ha messo piede al Quirinale infatti, uno dei primi punti sul quale si è espresso è proprio la concessione di incentivi alle imprese. Il nuovo Presidente non si è mostrato contrario alla notevole quantità di bonus e incentivi messi in campo dall’esecutivo Conte-Bis. Ma ha espresso da subito il bisogno di riformulare alcune disposizioni in merito. Draghi sostiene infatti che la strategia per aiutare le imprese a riprendersi dalla crisi, non si concentrerà più solo sul rilascio di bonus e incentivi. Ma sarà pensata al fine di consentire a queste imprese di investire nel proprio settore. Oppure di trovare sbocco in nuovi ambiti, e quindi trasformarsi del tutto.
Real estate mercato immobiliare SETTEMBRE 2021
I Fondi Immobiliari appartengono alla categoria del Real Estate Immobiliare. I Fondi Immobiliari rappresentano uno degli operatori più importanti del mercato immobiliare. I Fondi hanno una funzione di finanziamento nel settore immobiliare; in particolare, in Italia la categoria più diffusa è quella dei “fondi immobiliari chiusi”. Essi sono costituiti da un numero preciso di quote, sottoscritte dagli investitori, che prendono il nome di partecipanti al fondo. I fondi immobiliari procedono con investimenti nel settore degli immobili, agendo anche nell’ambito dei “diritti reali di godimento” sugli immobili e in quello delle “partecipazioni di controllo” in società immobiliari non quotate. Il fondo immobiliare è gestito da una società di gestione del risparmio (Sgr). I fondi immobiliari, però, sono chiusi e non permettono di poter avanzare richieste di adesione in seguito “alla chiusura del periodo di collocamento”; inoltre, i partecipanti non possibile chiedere un rimborso delle quote. Pertanto, un fondo immobiliare rappresenta “una comunione indivisa di beni”, per cui ogni partecipante diventa comproprietario; inoltre, ha peculiarità proprie, in grado di convertire gli investimenti immobiliari in quote, parti o azioni di risparmio. Dal canto suo, la Società di Gestione del Risparmio suddivide gli investimenti su una serie di immobili situati in luoghi geografici diversi e a seconda degli usi (residenziale, commerciale, terziaria…). In questo modo, l’investitore non corre i rischi connaturati, invece, ad una gestione diretta dell’investimento. Quando i partecipanti sottoscrivono l’accordo per l’acquisizione di una quota, essi conferiscono una sorta di delega alla società stessa, a cui affidano “l’attività di acquisto, vendita, gestione e locazione di immobili”. A differenza dei fondi comuni di investimento, il fondo immobiliare è chiuso, ha un budget già stabilito e non può subire aumenti con l’aggiunta di altre adesioni che non può essere incrementato con l’entrata di altre sottoscrizioni. Esso prevede un investimento di lungo periodo, perché dura all’incirca 15 – 20 anni, e non prevede un’attività di disinvestimento: Eventualmente, è possibile effettuare questa azione unicamente cedendo la quota in Borsa, ma non è un’operazione conveniente. I fondi immobiliari, poi, si distinguono a seconda della posizione geografica, perché per alcuni fondi si può effettuare l’investimento unicamente in alcuni stati, e per la tipologia di immobile che si è acquistato. Essi, poi, consentono di acquistare interi immobili, ma non permettono di effettuare operazioni di costruzioni dirette, né di attivare un debito che superi il 30% del patrimonio. Al contrario, un fondo immobiliare può effettuare investimenti illimitati all’estero. I fondi immobiliari effettuano un investimento del patrimonio “non inferiore ai due terzi in beni immobili, diritti reali immobiliari e partecipazioni in società immobiliari”. Il Decreto Legge numero 351 del 2001 e il Decreto Ministeriale n. 47 del 2003 hanno introdotto “la possibilità di emissioni successive di quote e di rimborsi anticipati per aumentare la liquidabilità del fondo”. Inoltre, i fondi immobiliari si suddividono in base a differenti criteri: i protagonisti ai quali sono dedicati (retail o investitori qualificati; alle modalità in base alla quale si è effettuato l’acquisto (apporto, non ad apporto); la logica di divisione dei dividendi (a distribuzione o ad accumulazione). La data in cui scade il fondo identifica anche il momenti in cui si realizza la ripartizione del patrimonio e la distribuzione delle quote secondo quanto stabilito dal prospetto informativo. Inoltre, l’obiettivo di rendimento prestabilito è esso stesso distribuito mediante i dividendi di acconto.
Biografia di Gioni David Parra
Toscano di nascita, Gioni David Parra è un artista a tutto tondo. Nato nel 1962 a San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, vive oggi a Viareggio e lavora a Lido di Camaiore, dove collabora con diverse Gallerie prestigiose. Parra è pittore, scultore e scenografo. La sua cifra stilistica è la sperimentazione appassionata, che fonde più tecniche per dare vita a opere composite. Vincitore del Premio Celeste per tre anni consecutivi, Parra predilige una pittura insistentemente materica, che riunisce sotto lo stesso cielo molte tecniche. Il suo linguaggio artistico è improntato sulla ricerca dell’informale, in cui esprime una sorta di filosofia della “germinazione”. Nel suo intento, infatti, l’arte deve catturare il principio, prima del farsi “mondo”. Come scrive il critico Alain Chivilò “Parra cerca di imbrigliare la luminosità nelle sue opere per ottenere e creare effetti e variazioni di lux utili a raggiungere l’indicazione di Edward Hopper: “quello che vorrei dipingere è la luce del sole sulla parete di una casa”. Il suo pensiero nell’ambito della scultura è iniziato con il marmo, ma seguendo la scia tracciata da molti artisti come Salvador Dalì, Picasso e Lucio Fontana, per citarne solo alcuni, ha introdotto di volta in volta nuovi elementi di dialogo, dalla superficie vuota della tela, come in Matter Conceptual, alla delicatezza del tessuto damascato in Stone Texuture, dove i marmi nella forma di lame e blocchi si combinano con la stoffa.
Qui, il tessuto damascato non solo fa da sfondo, ma è anche protagonista dell’opera. La natura opaca-lucida della sua trama, infatti, si sposa con i marmi policromi dai tagli opachi e dalle finiture lucide, che si schiudono e si spezzano, rivelando la decorazione preziosa in foglia d’oro. Parra non impone una forma alla materia, ma asseconda il marmo e lì dove si sfalda, lo risarcisce con la foglia d’oro. Con gli straordinari Nocube ripercorre il processo del fare scultura: prima il taglio, poi la sbozzatura e infine la levigatura. Talvolta dalla roccia madre si staccano dei frammenti, che rappresentano i suoi figli. Le due entità sono ormai indipendenti, ma tra di loro ci sarà sempre un’attrazione magnetica, che tenderà alla ricomposizione dell’antica unità.