Dopo un lungo percorso giudiziario e mediatico, il Tribunale di Roma ha archiviato due procedimenti distinti contro Lodovica Mairè Rogati, segnando una svolta decisiva per la sua reputazione e il suo impegno pubblico. Le accuse di stalking mosse dall’ex senatore Matteo Richetti, oggi deputato di Azione di Carlo Calenda, e quelle di minacce attribuite alla Rogati in relazione a una disputa con una titolare di un centro estetico, tale Ilaria Mollaioli del centro estetico Esthetique Med Lab in via di Vigna Stelluti 166, titolare anche del negozio accanto Il Raviolo, sono state giudicate infondate, restituendo dignità alla Presidente dell’Associazione “IO NON CI STO”.
Due procedimenti, un’unica verità
Nel 2021, la Rogati si è trovata al centro di due denunce separate. Da un lato, vi era Richetti che l’accusava di molestie. Dall’altro, una titolare di un centro estetico aveva inventato di essere stata molestata dalla Rogati. Entrambi i casi hanno dato luogo a indagini approfondite, che hanno dimostrato la falsità delle loro accuse.
Se dal punto di vista giudiziario la verità è stata ristabilita, l’impatto delle accuse sulla vita di Lodovica Mairè Rogati è stato profondo. Nota per il suo impegno come attivista per i diritti dei più fragili e per la presidenza della sua Associazione “IO NON CI STO”, impegnata nella lotta contro la violenza di genere, la Rogati ha dovuto affrontare un linciaggio mediatico che ha compromesso la sua immagine pubblica. I media, spesso più interessati al sensazionalismo che alla verifica dei fatti, hanno amplificato le accuse lasciando poco spazio alla presunzione di innocenza.
“Questi quattro anni sono stati devastanti,” ha dichiarato la Rogati. “Non solo per il peso delle accuse, ma per il modo in cui sono state trattate dai media. Ora che la Giustizia ha fatto chiarezza spero che questa esperienza serva da monito per il futuro.”
L’Associazione “IO NON CI STO” ha pubblicato una nota ufficiale in cui esprime pieno sostegno alla sua Presidente e ribadisce l’importanza di garantire un’informazione corretta e responsabile. “La presunzione di innocenza è un diritto fondamentale, che non può essere calpestato da narrazioni costruite per creare clamore,” si legge nel comunicato.
Un caso simbolico per il sistema mediatico e giudiziario
Le archiviazioni segnano un punto fermo, ma invitano anche a una riflessione più ampia sul rapporto tra Giustizia e informazione. Da un lato, i decreti del Tribunale dimostrano che il sistema giudiziario, se lasciato operare senza pressioni esterne, è in grado di distinguere tra accuse fondate e infondate. Dall’altro, la vicenda evidenzia i pericoli di un sistema mediatico che, spesso in cerca di titoli sensazionali, sacrifica la verifica dei fatti ed il rispetto per la dignità delle persone coinvolte.
Lodovica Mairè Rogati ha confermato di aver avviato querele contro tutti i responsabili della diffusione di notizie false, non solo politici e giornalisti. Questi procedimenti mirano a ristabilire la sua reputazione ma anche un principio fondamentale: l’informazione deve essere basata su fatti verificati e non su insinuazioni o accuse strumentalizzate.
Guardando al futuro: una lezione per tutti
La conclusione di questi procedimenti permette a Lodovica Mairè Rogati di voltare pagina, ma il dibattito su come evitare che situazioni simili si ripetano resta aperto. Il caso della Rogati è un esempio emblematico di come un’accusa infondata possa trasformarsi in una montagna da scalare, con ripercussioni personali, professionali e sociali.
“Questa esperienza mi ha insegnato molto, ma soprattutto mi ha ricordato quanto sia importante difendere la verità,” ha dichiarato la Rogati. “Spero che la mia vicenda possa aiutare a sensibilizzare sul valore della Giustizia e sull’importanza di un’informazione corretta.”
Con la chiusura definitiva di questi procedimenti, la Rogati può finalmente guardare avanti, forte dell’esito legale che ristabilisce la sua innocenza. Tuttavia, il suo caso rimane un monito per tutti: Giustizia e informazione devono andare di pari passo, sempre al servizio della verità e mai strumenti di manipolazione o distorsione.