Dando un’occhiata al prossimo futuro, la stimolante sfida alla transizione ecologica è decisamente importante per il nostro Paese, tanto che il Governo ha recentemente stanziato circa 85 miliardi di euro di investimenti. In Italia, oltre tre quarti degli approvvigionamenti energetici dipendono dall’estero, di cui principalmente gas naturale e petrolio. Negli ultimi dieci anni, da parte delle industrie, sono stati conseguiti importanti risparmi, decisamente minori rispetto a quelli delle famiglie mentre i consumi del terziario sono rimasti piuttosto stabili. Questo è quanto riportato dall’ultimo rapporto Istat del 2022, presentato dal presidente dell’azienda Gian Carlo Blangiardo.
Cosa è emerso dai dati ISTAT
A partire dalla seconda metà del 2021, l’incessante aumento del costo delle materie prime, in particolar modo di quelle energetiche, unite alla vivacità della ripresa post pandemia hanno causato una forte impennata inflazionistica, accentuata ulteriormente a fine febbraio 2022, a seguito della guerra tra Russia e Ucraina, innescando ulteriori rialzi dei prezzi delle materie prime agricole ed energetiche. L’unione di questi fattori negativi ha determinato un peggioramento dell’economia internazionale in tutte le prospettive di medio e lungo termine. Dai dati Istat, per quanto riguarda la transizione ecologica sul nostro Paese, lo stanziamento di 85 miliardi circa all’interno del PNRR ha come obiettivo quello di sviluppare interventi utile al raggiungimento dell’obiettivo di decarbonizzazione entro il 2050. Dando uno sguardo all’ultimo decennio, tra il 2011 ed il 2021, sono diminuite del 19% le emissioni complessive in Italia, di cui il 31% nel settore manifatturiero e soltanto del 10% per quanto riguarda i consumi domestici. Altri dati importanti sono emersi per quanto riguarda il cambiamento climatico e la siccità. Nel 2022, infatti, è in corso uno dei tre eventi siccitosi più gravi degli ultimi dieci anni, soprattutto nelle regioni del nord-ovest. Questo ha causato delle evidenti ripercussioni anche sull’economia, attraverso il rialzo dei prezzi dovuti all’elevata frequenza di acquisto e disponibilità dell’acqua potabile. Questi eventi dipendono in particolar modo dal cambiamento climatico ma anche dalla particolare vulnerabilità del nostro sistema di approvvigionamento dell’acqua. Il possibile razionamento delle forniture idriche nelle aree che sono state colpite maggiormente porterebbe sicuramente effetti positivi sia sul comparto agricolo che su quello civile, in quanto consumano rispettivamente il 50% ed il 36% del totale dei consumi idrici. In difesa del territorio e della risorsa idrica, il PNRR del Governo ha destinato oltre 4 miliardi di euro per la gestione sostenibile delle risorse idriche, al fine di migliorare la qualità ambientale delle acque interne e di quelle marine. Parliamo sicuramente di risorse fondamentali per iniziare finalmente un rinnovamento infrastrutturale e gestionale.